Rapone è un comune italiano di 877 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata. Il paese sorge in collina, a 838 m s.l.m., lungo la valle del fiume Ofanto. Il territorio del comune ha un'estensione di 29 km2. L'abitato, essendo circondato da boschi e da terreni adatti per i pascoli, è costellato da varie aziende silvo-pastorali, in particolare per l'allevamento degli ovini e per la produzione di ottimi formaggi. Nel paese è molto praticato anche l'artigianato del legno e del ferro battut...
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Pcclatièdd: tipiche focacce decorate con uova sode e generalmente a forma di bambola, borsette e cavallucci.
Angelo Marangiello: (Rapone 1794-1884): poeta e uomo politico. Dopo gli studi di lettere e medicina entrò nei moti Carbonari e fu perseguitato dai Borboni. Nel 1838 fu eletto sindaco di Rapone ma successivamente perseguitato dai Borboni, condannato e arrestato. Solo nel 1860 riuscì ad essere eletto Capitano della guardia Nazionale. Tra le sue opere sono da ricordare “Le mie prigioni”, “Il poeta della natura” e “L’adulatore”.
La leggenda:
Secondo una leggenda, Rapo, eroe del popolo italico che Virgilio canta nel X libro dell’Eneide, fu il primo fondatore di Rapone. L’eroe in viaggio con Enea dopo la guerra di Troia si sarebbe fermato in Lucania e avrebbe fondato un piccolo insediamento dove oggi sorge il paese...
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Rapone è un caratteristico borgo ricco di tradizioni popolari e storie antiche immerso nei luoghi del Vulture melfese. Il centro storico è pieno di palazzi con portali e mascheroni in pietra appartenuti ai grandi signori feudali, di chiese e strade tipicamente medioevali in cui è piacevole riscoprire i luoghi ed i profumi del passato. Il paese vive con un costante sguardo verso il passato tanto da essere definito “il paese delle fiabe”, grazie ad un progetto che ha riportato in auge favole, racconti, antiche credenze e misteriose leggende nate nei secoli passati proprio nel paese e che ancora oggi vengono tramandate di generazione in generazione.
La chiesa Madre risale al Cinquecento ed è articolata in più corpi: la chiesa, il campanile e gli uffici. Prima del terremoto del 1980 presentava tre navate con numerosi altari pregiati ed un altare maggiore in pietra con una pala raffigurante San Nicola Vescovo. Il 2 novembre è consuetudine portare il grano in chiesa come offerta in suffragio delle anime purganti, mentre durante la settimana Santa ogni sera un predicatore recita dei sermoni ai fedeli giunti ad ascoltarlo con l’aiuto di un parroco.
La chiesa ha un bellissimo portale d’ingresso, con un’incisione del 1815, che apre verso un interno ricco di opere di rilievo. In fondo alla navata si trova un coro ligneo con due filari risalente all’Ottocento e composto da un crocifisso in legno policromato ed una statua in cartapesta della Madonna con Bambino. Fu interamente ristrutturata nel 1749 in seguito alla Santa Missione dei Redentoristi e successivamente rimaneggiata dopo il terremoto del 1980.
Nel voler tramandare i racconti fiabeschi il comune di Rapone, aderendo al progetto PIOT (Progetti Integrati di Offerta Turistica) è stato denominato "Paese delle Fiabe" con l'obiettivo di far conoscere il proprio territorio accostandolo agli affascinanti racconti popolari; a tale scopo è stato istituito anche il museo multimediale e interattivo "C.E.R.A...una volta", immerso nel verde della Contrada Forestella e dedicato proprio al racconto virtuale della cultura contadina. Il Centro di Educazione Rurale Ambientale, attraverso proiezioni video, postazioni multisensoriali ed installazioni interattive, offre al visitatore l'opportunità di vivere momenti di vita contadina reale, di assistere alle sue quotidiane e scandite attività oltre che ascoltare le fiabe popolari, direttamente dalla voce di coloro che sfortunatamente hanno fatto l'esperienza di incontrare alcuni dei protagonisti di queste storie. Rapone sembra proprio essere la cornice perfetta entro cui si inseriscono le oscure creature fiabesche: nella fitta vegetazione del suo bosco, tra i suoi stretti vicoli, si può immaginare di incontrare figure come "a Mana Longh", "u Scorciaman", "a Masciara", "u Lup Comunal", "u Scazzamauriedd". Conosciamole attraverso la descrizione dei loro aspetti più peculiari, così come ci sono stati tramandati di generazione in generazione, dal racconto diretto dei nostri avi alle testimonianze scritte e raccolte nei numerosi testi di antropologia culturale e tradizioni popolari sulla terra di Lucania.