Baragiano (Varagiàne in dialetto lucano[4]) è un comune italiano di 2 516 abitanti[1] della provincia di Potenza in Basilicata e fa parte della Comunità montana Marmo Platano Melandro. Sorge a 625 m di altitudine s.l.m. nella parte nord-occidentale della provincia di Potenza. Fisicamente è diviso in due parti distanti tra loro; sulla collina si trova il centro storico con il municipio e altri uffici amministrativi: è qui che Baragiano ha avuto la sua origine così com'è stato dimostrato dagli sc...
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L’Amaro di Baragiano: nato nel 2015 grazie alla volontà di Giuseppe Russo e figli di riprodurre l’antica ricetta contadina a base di cicoria ed ereditata dal nonno. La ricetta si rifà alla tisana che il nonno Nicola preparava unendo la cicoria, da lui raccolta, ad altre erbe selvatiche.
Il Basileus: un principe guerriero che prima di un combattimento veniva eletto a capo dai Peuketiantes, il popolo indigeno della Basilicata e Campania nel VI sec.a.C. La scelta ricadeva sempre su un principe ricco e potente amante del lusso e dell’abbondanza di cibo. Il suo valore veniva riconosciuto anche dopo la morte quando all’interno della tomba venivano conservati cimeli, oggetti e armi che richiamavano alla sua grandezza e al suo valore in vita.
Il nome e le sue origini:
Le ipotesi circa l’origine del nome Baragiano sono due, la prima si rifà al toponimo Ara Jani, l’Ara di Giano, il tempio scoperto nelle vicinanze di Baragiano che nel tempo si è trasformato in Barajanum e quindi Baragiano, nonostante i normanni la chiamassero Bar...
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Il comune di Baragiano è immerso nello splendido panorama del Marmo Melandro, circondato da boschi di cerri, faggi e abeti. Incastonato nella natura e puntellato di chiese e cappelle incantevoli, Baragiano è meta prediletta per gli amanti delle culture antiche che trovano diletto nell’Archeoparco del Basileus. La località archeologica è stata costruita nel luogo in cui è avvenuto il ritrovamento della tomba del re dei Peuketiantes, un basileus sepolto in questa terra con un corredo di armi e simboli di potere.
Il parco è un’area archeologica aperta nel 2008 in località Toppo Sant’Antonio, un tempo popolata dal popolo Peuketiantes. L’area si estende per 400 metri divisi tra una serie di installazioni scenografiche che riportano indietro nel tempo, giochi per ragazzi e bambini e l’esposizione dei reperti archeologici. Il corredo funebre rinvenuto simboleggia quanto i basilei fossero legati al coraggio e alla forza fisica; si compone infatti di vasi a figure nere detti “attici” che raffigurano le fatiche di Ercole, le gesta di Teseo, scene dionisiache. Uno dei reperti più rappresentativi è l’elmo del Basileus. Tra i reperti c’è anche una coppa con coperchio, la lekane con immagini eroiche di Eracle e Iolao uniti nella lotta contro il leone Nemeo sotto lo sguardo di Atena.
La cappella è molto venerata dei baragianesi e meta di pellegrinaggio dei paesi vicini. La chiesa è stata spesso esposta ad opere di rifacimento e l’ultima, la più importante è avvenuta nel 1965. In occasione di quest’ultimo restauro sono state scoperte all’interno opere d’arte, pitture, raffiguranti la Madonna del Carmine il Bambino in braccio e ai loro piedi ci sono due santi. Subito sotto c’è un’iscrizione che ricorda il restauro della cappella avvenuto nel 1689 e ricorda il pittore Sabato De Nigris di Tito che dipinse l’affresco.
Dedicata al patrono del paese si pensa sia stata costruita nel XVI secolo, quando prese piede il culto del santo nel sud Italia. Più volte si è cercato di raccogliere fondi per la ristrutturazione della chiesa e nel 1898 grazie alla vendita degli ori del santo, iniziarono i lavori. Alla chiesa si accede attraverso una scala di sei gradini sui quali si legge “il comitato della festa anno 1971”, la sala è rettangolare e custodisce le statue di San Vito, San Rocco e Santa Lucia. Dopo il terremoto del 1980 fu nuovamente ristrutturata e simbolicamente fu donata alla chiesa una ceramica che rappresenta San Rocco.